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ANCHE LAMBERTO LONGHI UN “MAESTRO SENZA CATTEDRA”

Il libro “Maestri senza cattedra” fa un’interessante ricostruzione, tramite testimonianze, della storia dei maestri fenomenologi italiani di prima generazione: D.Cargnello, A.Ballerini, E. Borgna, B. Callieri, L.Longhi, L.Calvi ed altri, formatisi alla scuola dei grandi psicopatologi e psiconeurologi tedeschi e francesi della prima metà del “900”, alla ricerca delle motivazioni della loro esclusione dal mondo accademico. L’ambiente accademico italiano non si è dimostrato permeabile all’atteggiamento “nuovo” che la fenomenologia voleva introdurre nel rapporto medico-malato in ambito psichiatrico e neurologico; nei confronti dei nostri grandi maestri fenomenologi, molto stimati all’estero, c’è stato un certo “atteggiamento contro” la loro libertà di pensiero, per questo sono rimasti fuori dai “recinti universitari” e dai “circoli di potere”. Essi hanno perseguito l’elaborazione scientifica ed hanno “fatto scuola” in solitudine o negli ospedali pubblici, nel migliore dei casi i loro più autorevoli esponenti hanno acquisito il titolo di “liberi docenti”, vale a dire qualificati all’insegnamento universitario, ma hanno atteso per una vita una cattedra che non è mai arrivata. La storia della fenomenologia in Italia è quella di una grande “occasione persa” perchè i nostri maestri avrebbero potuto diffondere i loro insegnamenti intorno ai quali aggregare allievi, far sentire in modo forte la loro voce sul piano didattico nelle aule delle università. La fenomenologia scuote dalle fondamenta il modello tradizionale di apprendimento, il pensiero complesso e multidimensionale che cerca un rapporto più consapevole con il proprio oggetto di osservazione, delinea un nuovo profilo della conoscenza, che nella consapevolezza della propria finitezza e provvisorietà scopre possibilità sempre nuove di leggere il mondo. Questo processo di apprendimento così lontano dalle forme di apprendimento tradizionale del pensiero scientifico, legate ad un modello del pensare neutrale, affermativo e onnipotente, configura percorsi conoscitivi complessi e faticosi. L’apprendimento di questo metodo e di questa attitudine di pensiero può realizzarsi solo all’interno di una dimensione interpersonale, nello spazio di una “relazione” che interessi il medico e il paziente, l’allievo e il maestro. Ho lavorato con il mio “maestro” Lamberto Longhi nell’Ospedale di Neuroriabilitazione S.G. Battista S.M.O.M di Roma, lui era approdato lì nel 1980 come primario neurologo dopo aver concluso la sua attività presso la Clinica delle Malattie Nervose e Mentali dell’Università “La Sapienza” di Roma; il suo atteggiamento umile, riservato, disponibile, totalmente immerso nel suo lavoro e nella “relazione” con il malati, faceva di lui un medico e un primario diverso dagli altri. La grandezza di L.Longhi veniva fuori da un’etica, dal suo spessore culturale che comprendeva l’ambito neurologico, psichiatrico, psicologico, filosofico ed altro, dall’ ottima conoscenza di tre lingue straniere (francese, tedesco ed inglese) che gli consentivano di leggere molti testi mai tradotti in Italia e da una lunga esperienza clinica maturata nell’ottica fenomenologica, cioè finalizzata alla comprensione del “senso” dei vissuti dei malati, ad esempio del vissuto emiplegico, afasico, aprassico, agnosico, eminattento in campo neuropsicologico, del vissuto nevrotico, psicotico, schizofrenico in ambito psicopatologico. Il mio “maestro” procedeva nell’insegnamento così come nel suo lavoro, con un metodo rigoroso, egli cercava di stimolare in noi, collaboratori-allievi, una qualità attentiva, una certa capacità d’ascolto dei vissuti dei malati colpiti da ictus, non aveva risposte preconfezionate da darci, sollevava dubbi, sollecitava domande. E’ iniziato così il mio personale processo di decostruzione di un sapere riabilitativo fondato sulla neurologia e neuropsicologia tradizionale e di una lenta edificazione di un nuovo approccio riabilitativo basato sull’”esperienza”, libero da teorie e schemi prefissati, che ha come scopo di occuparsi delle “strutture di senso” intorno alle quali si organizzano tutti i fenomeni psico-neurologici.

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